oggi vi presento una ricetta settembrina tipica della provincia di Ragusa.
Settembre è infatti il mese della raccolta dell’uva e la tradizione voleva che questa venisse portata al palmento e lavorata con l’impiego esclusivo dei piedi. Una tradizione che riuniva intere famiglie accomunate dall'obiettivo della vendemmia.
Giornate di duro lavoro rallegrato da canti e danze e riti che ricordiamo grazie ai racconti dei miei nonni. Tutto ciò mi riconduce al magnifico film “Il profumo del mosto selvatico” che ho scoperto essere stato tratto dal film italiano anni '40 "Quattro passi tra le nuvole". Li conoscete, non è vero?!
Giornate di duro lavoro rallegrato da canti e danze e riti che ricordiamo grazie ai racconti dei miei nonni. Tutto ciò mi riconduce al magnifico film “Il profumo del mosto selvatico” che ho scoperto essere stato tratto dal film italiano anni '40 "Quattro passi tra le nuvole". Li conoscete, non è vero?!
Ancora oggi le famiglie portano il raccolto al palmento dove l'uva viene macinata in appositi macchinari e quindi pressata al fine di far fuoriuscire il dolcissimo succo che prende il nome di mosto. Ovviamente si ricorre al palmento soltanto per ingenti quantità di uva, diversamente si può ottenere il mosto a casa propria semplicemente togliendo l'uva dal raspo e passandola con il passaverdure!
Vi starete chiedendo cosa voglia dire il termine cuddiridduzzi.
I cuddiridduzzi sono un dolce tipico della sicilia orientale realizzato con pasta di diversi formati- rigorosamente fatta in casa - che viene impastata con il mosto e poi in esso cotta per 30 minuti abbondanti.
Una pietanza quindi che porta il sapore della terra e il sudore dei campi e accompagna i ragusani per tutto il resto della loro vita, come il panettone a Natale, per noi fare i cuddiridduzzi a settembre è un appuntamento immancabile.
A casa mia ogni anno in questo periodo prima dalle mani di mia nonna, poi da quelle di mia mamma e infine dalle mie (ma con la supervisione di mia mamma!) nascono i cuddiridduzzi.
Vi dicevo che si tratta di un dolce, in realtà data l'eccezionalità dell'evento con cui si prepara, i cuddiridduzzi vengono preceduti da pietanze semplici e leggere in modo da lasciar ampio spazio al dolce e anticamente venivano addirittura serviti come piatto unico, sostitutivo della pasta.
Difficoltà: media
Cottura: 30 minuti
Preparazione: 2 h + 6 ore di riposo
Costo: basso
Ingredienti:
3 litri di mosto
3 cucchiai da minestra di cenere
400 g di semola rimacinata di grano duro Molino Chiavazza
250 ml di mosto
200 g di mandorle spellate Eurocompany
Cannella 1 o 2 cucchiaini da caffè
Chiodi di garofano 1 presa
Cardamomo 1 presa
La prima cosa da fare è portare il mosto a ebollizione e lasciarlo quindi sobbollire per un paio di minuti. Non appena si fredda va aggiunta la
cenere, si mescola per bene e si lascia riposare per almeno 6 ore.
Trascorso il tempo del riposo, abbiamo filtrato il composto con un canovaccio a trama stretta al fine di eliminare i
residui della cenere nonché i vinaccioli. A questo punto, mettiamo da parte il mosto che ci servirà come liquido di cottura della pasta e dedichiamoci alla preparazione della pasta.
I cuddiridduzzi
Su un piano di lavoro adeguato - noi usiamo sempre lo scanaturi ovvero un piano di lavoro in legno, che utilizziamo esclusivamente per la panificazione - abbiamo disposto la farina a fontana e al centro di essa abbiamo versato 200 ml di mosto e lavorato il composto a mani nude fino a ottenere un panetto dalla consistenza soda e liscia e, una volta pronto per evitare che, durante la realizzazione della pasta, il panetto si asciugasse, lo abbiamo avvolto nella pellicola da cucina.
Abbiamo diviso il panetto in piccole porzioni spesse circa 2 cm e abbiamo tirato la sfoglia con la macchinetta, quindi abbiamo ricavato delle striscioline che abbiamo tagliato a pezzetti larghi 2 cm.
A questo punto si procede a realizzare la pasta in vari formati, uno dei quali viene ottenuto usando una normale forchetta da cucina sulla quale si tira la pasta premendola con indice e medio.
Una volta terminata la preparazione
della pasta, abbiamo portato il mosto a
ebollizione in una pentola dai bordi alti
e abbiamo fatto cuocere la pasta per
circa mezzora.
A fine cottura, il mosto si è
addensato trasformandosi in una
deliziosa cremina leggermente
densa.
Senza scolarla, abbiamo suddiviso
la pasta in 4 piatti, aggiunto le
spezie (cannella, chiodi di garofano
e cardamomo) e infine le mandorle
precedentemente spellate e tostate.
Per gustarli al meglio serviteli caldi o tiepidi appena! La nostra cena è pronta, vi lascio alle immagini e vi auguro buon appetito!
Con questa ricetta partecipo al Contest indetto dal Molino Chiavazza "Paste Regionali Parte III"

al contest di Monica del blog "L'Emporio 21" organizzato in collaborazione con l'azienda Mercato del Gusto
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